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13 Luglio 2021

Caterina Schiappa: un aiuto per imprenditori creativi

Caterina Schiappa aiuta imprenditori creativi a espandere il proprio valore e unicità per generare positività nel proprio ambiente digitale.

Genio positivo®, autore, founder di Digital Bench®️, docente universitario UER e Digital Talent Warming. Anche camminatrice e ex atleta di sci da discesa.

Ho conosciuto Caterina durante un corso di formazione in primavera.

Una ragazza solare, intraprendente e preparata, multitasking, i cui pori sono pieni di immensa genialità.

L'ho osservata a ogni incontro, guardando la sua capacità di tirare fuori dal cappello sempre nuove idee che l'aiutassero a migliorare e a crescere come professionista.

La sua energia, il suo talento e la sua genialità affascina come affascina il suo modo di coinvolgerti e di raccontare cosa fa, il cambiamento che vuole portare nelle persone, nell'umanità intera e come vuole rendere felice ogni professionista o imprenditore che decide di lavorare con lei.

Lo fa con forza silenziosa e determinazione.

Ho scelto di intervistarla perché il suo cammino nasce da un dolore grande come quello della morte del suo papà. Dall'incontro con se stessa, nella solitudine condivisa con la prima panchina di Scanno, nascono i suoi progetti.

Dal dolore Caterina comprende intimamente qual è la sua missione: rendere felici gli altri facendo ciò che davvero li rende felici.

Chi è Caterina Shiappa?

Sono Caterina, aiuto imprenditori creativi a rendere concreti ed unici i loro progetti per comunicarli ad alto impatto nel proprio ambiente digitale.

Negli anni scopro la mia anima da Digital Talent Warming, nel 2019 fondo Digital Bench®, la mia “panchina digitale” per divulgare unicità ed accelerare positività.

20 anni di carriera manageriale ed imprenditoriale.

Vivo a Roma, sono spesso in viaggio in tutta Italia per lavoro e sono felice, in particolare, durante i miei viaggi umanitari in Africa. Trovo pace e serenità soprattutto d’inverno, nella mia casa nativa in montagna a Scanno, con la mia famiglia, la neve, i miei sci, libri selezionati ed una buona riserva di vino.

Ho una storia anche molto forte a livello emotivo che mette in correlazione la mia anima digitale con tutto ciò che appartiene alla concretezza quindi alla realtà.

Digital Bench®️ è una social web tv dove incontro esperti di settore.

Vado un po' a caccia di unicità, di valore mettendo insieme un mix di argomenti. Digital Bench®️ non è altro che uno stimolo a voler riaccendere, in chi intercetta i miei video e interviste a puntate, la vitalità e il valore unico presente in ogni persona.

Voglio che esse conoscano il proprio talento e carisma.

Ogni scelta, ogni nuovo progetto, spesso, nasce da un vissuto particolare, da un momento di crisi che abbiamo dovuto affrontare. Qual è stata la scelta emotiva che ti ha guidata a creare Digital Banch®️?

Tutto il mio lavoro, soprattutto negli ultimi due anni, nasce a cavallo della scomparsa del mio papà. Digital bench®️, tradotto dall'inglese, significa panchina digitale e considera la mia sosta giornaliera.

Praticamente, per un periodo di tempo, ho sostato su una panchina fisica che ha una scenografia particolare. Quella panchina, in quel momento, per me ha rappresentato il luogo più bello in cui mi sentivo più al sicuro per metabolizzare, nella prima parte, la malattia di mio padre e, nella seconda parte, la sua scomparsa.

Sono tornata sempre lì, su quella panchina dove avevo instaurato un dialogo profondo con il mio papà. Difficile descriverlo con il linguaggio delle parole perché è animico con delle forze comunque celesti, che chi crede e chi no, ci sovrastano. Se si è particolarmente attenti a quella zona di interiorità molto forte si riescono ad intercettare.

Digital Bench®️ nasce da questo, da un dolore molto forte in cui ho scoperto per la prima volta la solitudine come benedizione. Attraverso essa ho potuto scoprire cosa c'è dentro di me, cosa c'è intorno a me e quello che io posso offrire all'umanità intera.

Perciò ho cominciato a riflettere e a pensare.

A distanza di pochissimi giorni dalla morte del mio papà, ho fatto un gesto molto coraggioso. Sono riuscita a rompere il muro del dolore e a condividere, con chi mi seguiva sul digitale, tutto quello che avevo imparato da quell'esperienza. In più, ho incominciato anche a condividere ciò che avevo appreso in quel periodo in cui stavo studiando per certificarmi come genio positivo®.

Ho iniziato a fare video seduta da sola su questa panchina trasmettendo tutto il mio sapere soprattutto l'esperienza di quel momento.

La panchina effettivamente non è un posto per stare solo da soli, quindi perché non ospitare colleghi che potessero diventare compagni di panchina?

Caterina Schiappa sul lago di Scanno

É incominciato così il mio viaggio.

La condivisione ha attratto persone come fosse un'attrazione naturale, senza una strategia studiata a tavolino.

Le persone si avvicinavano naturalmente chiedendomi di essere intervistate, volevano anche loro sedersi sulla mia panchina. Da qui ho realizzato delle interviste su panchine fisiche dislocate in tutta Italia grazie alla possibilità che avevo di viaggiare per lavoro.

Fin quando la pandemia ancora non esisteva, ho potuto visitare dei territori che ruotano intorno a queste meravigliose panchine sulle quali noi tutti dovremmo sostare molto più spesso perché accadono delle cose meravigliose. Con il lockdown ovviamente mi son dovuta fermare. Da qui le interviste reali le ho trasformate in digitale.

La panchina è diventata panchina digitale.

Sono partita prima di tutto da me stessa, dai miei progetti dalla mia unicità per cercare di lasciare un segno, un esempio attraverso il quale tutte le persone possono scavare dentro di sé per cercare qualcosa che le renda uniche.

Tutto è nato dalla tua solitudine interiore, dall'assenza del tuo papà che rappresentava la tua panchina, il tuo sostegno e dal tuo essere sola su quella panchina. Cosa hai scoperto di te in quel momento particolare della tua vita?

Ho scoperto che mettere a nudo le mie fragilità è un punto di forza, è qualcosa che può davvero far bene a me perché tenersi tutta una serie di "verità nascoste" dentro non mi dà la possibilità di evolvere, di migliorare, di scoprire qualcosa in più ogni giorno. Togliermi qualsiasi maschera, mettermi a nudo raccontando quello che ho imparato può essere innanzitutto utile agli altri oltre che essere un modo per acquisire ogni giorno un po' di sicurezza in più.

Successivamente ho dovuto fare i conti con i bisogni che avevo in quel periodo, probabilmente li avevo anche prima: il bisogno di espressione e di essere ascoltata.

Caterina Schiappa con il suo meraviglioso sorriso

Per questo ho creato dei canali e una social app tv.

Sono diventata una live broadcast seriale appagando al 100% questo bisogno di ascolto che avevo in me. Molto probabilmente ho pensato di rappresentare la voce di tantissime altre persone che vorrebbero ascoltare di più se stesse.

Quando si parla di professionisti non si pensa alla persona che c'è dietro. Spesso s'immagina una persona forte, che si presenta al lavoro perfetta, impeccabile e senza bisogni. Perciò mi piace questa idea dell'ascolto come bisogno che professionisti e imprenditori hanno. Il bisogno di ascolto come lo colleghi al concetto di genio positivo®️? Spiega chi è il genio positivo® e quali stimoli imparano a utilizzare i professionisti per mostrare al mondo la loro unicità e genialità.

Il genio positivo® è praticamente una figura professionale nuova, innovativa che esplora la scienza della felicità come meta competenza che ti porta a capire che questa non è soltanto un'emozione o uno stato d'animo ma una competenza che si può allenare.

Il mio obiettivo, in particolare, è di cercare di elevare la coscienza individuale in modo da contrastare il più possibile il fenomeno del negativity bias, soprattutto in rete.

Con il periodo della pandemia abbiamo vissuto dei momenti con dei picchi di negativity bias molto alti; le notizie negative che circolavano in rete hanno avvelenato l'essere umano inconsapevolmente.

Nella maggior parte dei casi, 98 persone su 100 non sanno che collegandosi continuamente sui social o sul web si intossicano. Dagli studi fatti, ho potuto scoprire che bastano due o tre minuti della nostra attenzione verso una notizia negativa che leggiamo sul giornale, sul web o sui social per influenzare il nostro stato d'animo nelle successive 7/8 ore.

Da questo prende forma la mia missione.

Desidero elevare le coscienze individuali e contrastare, nel mio piccolo, questo negativity bias attraverso la divulgazione di unicità e accelerando positività. Così le persone potranno abbandonare le modalità reattive che continuamente producono cortisolo, l'ormone dello stress.

Attraverso, le mie rubriche sui miei canali, nutro le persone di racconti e di progetti dal valore unico che possono arricchire chi ascolta affinché stimolino a organizzare meglio il proprio tempo scavando dentro di sé, in modo che possano dire a se stessi: "Ho le stesse caratteristiche potenziali di un altro essere umano, non mi manca niente forse sono io che non mi sono mai cimentato a farlo. Quindi, posso portare anche io, attraverso il mio lavoro, un contributo".

Voglio donare alle persone la consapevolezza che durante la giornata abbiamo mille opportunità per invertire questo paradigma evitando di frequentare persone tossiche e circondandoci di influenzatori positivi che portino a fare scelte, lavorative e familiari, che ci rendano felici.

Lo voglio spiegare bene anche dal punto di vista neuroscientifico.

Quando ti ho conosciuta parlavi di pubblicare un tuo libro "Il passo della sosta". Che valore ha per te questo progetto-traguardo?

Durante il lockdown, giacché ero costretta a stare in casa, ho pensato di dare un'intenzione precisa a quelle giornate.

Volevo imparare una cosa nuova.

Ogni mattina mi svegliavo con la voglia di raggiungere la mia scrivania sommersa dai tanti libri e di prendere un libro attingendo il distillato che quell'autore voleva comunicare per mezzo delle sue parole.

Ogni giorno traevo da libri diversi un versetto, un passo e lo leggevo a mente; era una sorta di momento sacro, intimo che dedicavo a me stessa.

La mia scrivania era diventata il luogo di lettura creativa.

Nel portare avanti questo rito c'è stata una trasformazione in me.

La mattina mettevo la sveglia, non vedevo l'ora di mettere i piedi per terra per raggiungere la libreria e dedicarmi quello spazio, leggere quel passo e registrare la mia voce.

Riascoltando le registrazioni mi ero resa conto che la voce cambiava di giorno in giorno a seconda di come mi sentivo.

Ho fatto un'esplorazione in solitudine per indagare il mio funzionamento emotivo e comportamentale.

Per un anno intero non mi sono mai fermata. Ho raccolto 365 passi di autori diversi da cui è scaturita una sorta di meditazione che ho creato e ho chiamato meditazione creativa multidimensionale.

Da questa sperimentazione quotidiana è nato il mio libro con il proposito di riaccendere la scintilla della lettura e della scrittura creativa in chi invece non ha assolutamente questo tipo di buona abitudine.

Soprattutto, è nata una meditazione che è diventata un appuntamento che io do a me stessa ogni mattina per tre minuti al giorno.

Ogni giorno ho creato disegni che ruotavano intorno a quel passo.

"Il passo alla sosta" nasce così, poi si sviluppa e diventa una collana perché tutti questi passi raccolti mi hanno fatto rielaborare, a modo mio, concetti che ho raccolto in 7 volumi. Ovviamente usciranno nel corso dei prossimi mesi, non mi sono data un tempo o una scadenza altrimenti si bruciano i neuroni.

Un dono che ho fatto a me stessa e all'umanità.

Voglio lasciare traccia al mondo a chi verrà dopo di me, a chi non si sente in grado e che penserà: Guarda Caterina che ha fatto! É partita da zero con quello che aveva a casa, senza nessuno strumento e ha creato un libro. Magari posso farlo pure io, no?

Oltre alla scrittura del tuo libro e dalla panchina madre è nato un percorso di trekking che unisce la camminata a un cammino di crescita personale che ognuno può fare con se stesso.

Tutto ruota sempre intorno alla panchina; da quella panchina sono nati il cammino delle panchine, percorso di trekking, e il libro Il passo della sosta.

Questi sono i frutti del lockdown, di come io ho deciso di attraversare la sosta forzata per covid, vissuta da tutti noi, chiusi in casa e fermi. In quei momenti mi sono fatta una domanda: Come posso essere utile agli altri? Vorrei essere una piccola goccia che va nell'oceano contribuendo a fare del bene a qualcuno?

Così ho creato una sorta di flash mob digitale invitando chiunque a partecipare con me nella realizzazione di video che argomentavano 7 tematiche.

Le 7 tematiche erano:

  1. l'essere;
  2. la creazione;
  3. l'inclusione;
  4. la trasformazione;
  5. l'ascolto;
  6. la divulgazione;
  7. il dono.

Siamo partiti in tre, poi si sono avvicinate due persone e alla fine della settimana avevo circa una quarantina di persone che volevano partecipare.

Ogni giorno, ricevevo contributi video di perfetti sconosciuti, alcuni vicini altri lontani, compagni di studio del percorso Genio positivo®. Dal quinto, sesto giorno, con loro abbiamo cominciato a viaggiare un po' all'unisono. Nessuno sapeva cosa avrebbe detto l'altro creando, per dirla con le parole di Jung, sincronicità.

Si è creata un' onda umana di contributi che mi ha portata a pensare a ciò che avrei voluto fare subito dopo aver riacquisito la libertà.

Ho promesso loro che quando ci saremmo potuti rivedere avrei fatto una grande festa per conoscerci. Così è stato. A luglio dello scorso anno, li ho invitati tutti a Scanno per vedere la panchina da dove sono nati i miei progetti.

Dopodiché, Insieme abbiamo inaugurato una nuova panchina creando un trekking di 15 km. Ad ogni sosta si trova una panchina di colore diverso che simboleggia il tema che abbiamo trattato insieme.

Passo successivo è stato quello di aver montato un percorso formativo che appunto prende il nome di Il cammino delle panchine.

Caterina Schiappa a Matera

Ai professionisti che partono da zero che cosa gli diresti in questo momento? Quale consiglio daresti affinché possano mettere in atto la loro creatività e la loro genialità?

  • Fare qualcosa che davvero piace a loro. Evitare di non forzarsi su ciò che devono imparare a fare ma lasciarsi andare a qualcosa che veramente li stimola. In modo particolare qualcosa che ruoti intorno a quello che hanno fatto sempre, alle loro passioni e ai loro hobby, intorno a ciò che funziona meglio per loro e che sono chiamati a fare. Giusto è chiedersi davvero quello che amano fare perché è lì che esprimeranno il loro talento, il loro valore unico. Se faranno qualcosa che non gli piacerà ma solo per il dovere di farlo perché vogliono avere un riconoscimento, allora non funzionerà.
  • Essere costanti nelle loro convinzioni. É opportuno non farsi disturbare dalla classiche voci interiore, quelle voci che ogni tanto combattono dentro di noi e che offuscano, creano zone di ombra e rallentano il nostro cammino verso la ricerca del nostro valore unico e l'espansione dello stesso. Evitare di farsi condizionare dalla propria voce interiore che molto spesso si traveste nel giudizio di qualcun altro.

Se qualcuno viene da noi e ci dice "Ma che ti sei messa a fare!" bisogna rispondere in maniera semplice: "Sì, questo mi piace fare".

Dove seguire Caterina Schiappa?

Caterina Schiappa è presente su:

https://caterinaschiappa.it/

https://digitalbench.it/

https://www.youtube.com/channel/UCAtGIHF8kmGIplJlqjj1FVg?view_as=subscriber

https://www.linkedin.com/in/caterinaschiappa/

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